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Bochesmalas

mercoledì 2 maggio 2018

Il Perù, gli Inca, il mal di montagna, le foglie di coca e la tavolozza di colori delle Ande


Dopo vari tentativi andati a vuoto, finalmente siamo riusciti a mettere il segno di spunta anche alla voce “Perù” nel lungo elenco di mete e paesi da vedere assolutamente.
La lista dei “desideri” è ancora lunga e fitta di posti interessanti o addirittura imprescindibili che ancora attendono pazientemente, ma almeno il Perù è stato finalmente depennato.
Ora, come sempre, è il momento di scrivere due righe e postare qualche foto del viaggio. Anche questa volta, come nelle altre occasioni, le foto selezionate per il blog non sono necessariamente le migliori tra le migliaia di scatti che ho riportato a casa. In parte perché, per ovvie ragioni di privacy, devo omettere le immagini dove sono presenti i partecipanti al viaggio, ma anche perché le foto sono talmente tante da rendere decisamente complesso e faticoso il processo di selezione e successivo upload delle immagini.
Per il resto devo dire che, come sempre, non sono affatto soddisfatto dei risultati ottenuti. Tuttavia la selezione un po’ a cazzo non pregiudica più di tanto il risultato finale. Infatti sono convinto che anche un controllo più attento e ragionato non possa portare a risultati molto migliori. Come dico sempre: qui manca il fotografo e non ci posso fare nulla. Le mie fotografie non rendono affatto giustizia alla bellezza di questi luoghi. Come sempre.
In ogni caso nessuna immagine in questo post, e in tutti quelli che seguiranno su questo argomento (il Perù), è stata manipolata in post produzione in alcun modo. Tutti gli “effetti speciali” presenti in alcune immagini li ho ottenuti direttamente in macchina al momento dello scatto.
Il mezzo meccanico che ho usato è la mia fedele mirrorless Fujifilm XT-1 con l’ausilio di tre obiettivi: un 14mm, un 55-200 e soprattutto il 18-55mm d’ordinanza.
Dopo questa lunga e noiosa premessa ritengo sia tempo di spendere due parole sul Perù, nel caso ci fosse qualche curioso in ascolto o qualcuno intenzionato a farci un salto.
Beh, che dire…il Perù non è affatto una meta semplice, anzi ritengo che sia un viaggio pesante, impegnativo e faticoso che richiede una buona forma fisica ed esclude una certa fetta di viaggiatori. L’inevitabile mal di montagna in versione andina pregiudica il viaggio di chi soffre di patologie cardiache, ma in generale non mi sento di consigliare questa meta né a bambini né ad anziani.
Non riesco a togliermi dalla mente l’immagine di un attempato turista tedesco diventato praticamente blu e grondante sudore come una fontana. Non so che fine abbia fatto il signore in questione ma vi assicuro che non aveva una bella cera.
Il problema non sussiste ovviamente se ci si ferma alla capitale Lima o comunque alla costa e alla pianura: Paracas, Nasca… Diciamo che non si corrono pericoli sino ad Arequipa (2.328 metri) ma più si sale più si rischia. Però il mal di montagna si può prevenire e se ne possono attenuare i sintomi in qualche modo con alcuni accorgimenti. Prima di tutto è necessario fare una salita graduale per acclimatarsi al meglio, possibilmente cercando di trascorrere le notti a una quota inferiore, ma non sempre questo è possibile sia che si tratti di un viaggio organizzato, sia se si preferisce un giro fai da te. Bisognerebbe anche stare almeno tre giorni in ogni località per far adattare al meglio il proprio organismo, ma anche questo non sempre è possibile.
Ci sono poi altri accorgimenti per riportare la pelle a casa: il Diamox da prendere possibilmente già da casa almeno una settimana prima della partenza (qualcuno consiglia la dose giornaliera di 750mg, ovvero una compressa da 250mg da prendere ogni otto ore) o, se proprio non è possibile, bisognerebbe iniziare a prenderlo almeno a partire da Arequipa prima di affrontare quote superiori; le foglie di coca da masticare, bere come infuso o mangiare sotto forma di caramelle, biscotti o cioccolato. Bisognerebbe anche evitare di fumare e di bere alcolici e mangiare molto leggero la sera perché la digestione tende a rallentare drasticamente. In ogni caso se i sintomi non regrediscono con i farmaci e la coca c’è solo una soluzione: scendere immediatamente a una quota più bassa. Può anche essere utile portarsi appresso del cortisone (desametasone) da usare in caso di sintomi più gravi. Comunque tutti gli hotel in quota, come anche diversi mezzi pubblici, sono muniti di bombole di ossigeno che è un vero e proprio toccasana per i sintomi del mal di montagna. Perché il problema di fondo è tutto lì: sopra i 3000 l’ossigeno scarseggia e il nostro organismo poco avvezzo a queste quote ne risente inevitabilmente.
È anche vero che non tutti reagiscono allo stesso modo e non necessariamente si va a lasciare le penne sulle Ande, ma il rischio non è da sottovalutare. Noi eravamo in sei e almeno quattro, nonostante farmaci e coca, sono stati male anche se con alcune differenze. I sintomi sono abbastanza brutti: mal di testa, vertigini, spossatezza, nausea e vomito.
In ogni caso è bene portarsi appresso una farmacia ben fornita. Oltre al Diamox, possono essere utili se non indispensabili, degli anti infiammatori (Brufen), paracetamolo, antidiarroici e xamamina o simili (per le gite in barca alle isole Ballestas o nel lago Titicaca, ma soprattutto per il sorvolo delle linee di Nasca).
Come dicevo il viaggio è abbastanza pesante e impegnativo. Oltre al problema dell’altitudine c’è anche quello delle strade e delle distanze. Lo spostamento da Nasca ad Arequipa ad esempio richiede 10 ore abbondanti  di bus senza soste per percorrere poco più di 500 chilometri. Le strade sono strette e tortuose, si sale e si scende in un contesto di scenari magnifici e incredibili ben diversi dalle nostre autostrade. Tutte le vie di comunicazione peruviane sono a due corsie.
Restando più o meno in questa zona geografica, l’Ecuador che ho visitato l’anno scorso aveva strade decisamente migliori; quasi tutte nuove di zecca. Inoltre anche se pure lì si toccavano altezze niente male (siamo stati anche a 5000 metri) si riusciva a scendere molto in basso per la notte e conseguentemente nessuno ha avuto problemi di mal di montagna. Al massimo un po’ di fiatone nelle salite della splendida Quito. L’unica similitudine con il viaggio in Perù, a parte certi paesaggi e la fauna, è il mal di mare negli spostamenti sull’acqua. Per il resto l’Ecuador è molto più facile e leggero. Comunque il clou della sofferenza in Perù si raggiunge in prossimità del canyon del Colca (a Patapampa si raggiungono i 4900) se si dorme a Chivay (3600m) a Puno (3800) meta d’obbligo per ammirare il lago Titicaca, e a Cusco (3400). La cosa strana è che il malessere documentato nelle vette peruviane non si manifesta allo stesso modo in altri paesi, ad altitudini simili. Oltre al succitato Ecuador, neanche un’intera giornata di pesante trekking a oltre 3000 in Nepal ha lasciato questi esiti sul nostro fisico.

Un altro problema peruviano è il modo di guidare degli automobilisti, soprattutto a Lima, si dice che qui guidino come kamikaze e in effetti poco ci manca. Il traffico della capitale è a dir poco infernale ma la guida in Lima-style si può vedere un po’ in tutto il Perù. 
In generale da queste parti ci vuole uno stomaco forte sia per i movimenti su strada sia per quelli sull’acqua e anche per quelli in aria, perché se si vogliono ammirare i geoglifi di Nazca con le evoluzioni dei piccoli aeroplani da quattro-sei o otto posti si rischia di vomitare anche il latte materno assunto durante l’infanzia.
Ma nonostante questo bollettino di guerra devo dire che il Perù è uno dei paesi più belli e affascinanti che ho mai visitato e che gli effetti collaterali immancabili non impediscono di godersi scenari e paesaggi indimenticabili. I colori di questo paese sono unici al mondo.
In questa nazione si attraversano quattro stagioni in un solo giorno; è quindi necessario portarsi appresso l’occorrente per affrontare vento, freddo, pioggia e neve ma anche il sole cocente dell’equatore, il mare e il caldo umido dell’Amazzonia. Si attraversa il deserto, le montagne, i ghiacciai, la foresta e gli altopiani dove il sole picchia duro e non fa prigionieri.
Inoltre il cibo che si gusta da queste parti è tra i migliori e più ricchi del mondo: posseggono migliaia di tipi di gustosissime patate e altrettante varietà di mais, carni prelibate (tra le altre cose il fantastico pollo che si mangia qui non ha niente a che fare con la plastica stopposa che ingeriamo tristemente da noi in Europa) e un’infinita tavolozza di sapori e colori invitanti e irresistibili. Non manca anche la buona birra ma ci si può sollazzare con essa al massimo sino ad Arequipa, perché l’altitudine non va troppo d’accordo con l’alcol.
Comunque, bando alle ciance, per ora chiudo qui il discorso sul Perù. Scenderò nei dettagli su posti, gente, monumenti, storie, flora e fauna, nei prossimi post. Per ora beccatevi qualche immagine…

Ne approfitto per ringraziare e salutare Barbara, Simona, Cinzia, Alessandro e Gabriella.





































































































































































































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